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La sartoria sociale, storie di filo e stoffe

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La mia intenzione è sempre stata quella di creare uno spazio di aggregazione, creatività, professionalità ed accoglienza. L’arte sartoriale, infatti, non è solo un mestiere, ma una passione che racconta storie e costruisce relazioni.

Mi chiamo Viviana e dal 2021 sono maestra d’arte in un laboratorio sociale di arti sartoriali, attivato dalla Cooperativa sociale C.A.P.S.; un laboratorio che ha visto incrociarsi persone diverse, in termini di età, cultura, provenienza geografica, tutte accomunate dalla curiosità per il cucito.  Durante le nostre giornate insieme ci siamo con passione dedicati alle riparazioni sartoriali, al ricamo a mano e a macchina, alla creazione di capi d’abbigliamento e complementi d’arredo, dal design unico, frutto delle idee e della creatività dei corsisti. Utilizzando materiali da riciclo, i partecipanti hanno lavorato insieme, ognuno con la propria storia, i propri colori ed il proprio bagaglio culturale. Ciò che mi ha emozionato di più è stato osservare come la diversità culturale abbia rappresentato un elemento di connessione, invece che di distanza. Mentre le mani creano cose meravigliose, ci siamo divertiti a condividere aneddoti e risate, scambiarci ricette e scoprire piatti tipici; è capitato di trovare delle somiglianze tra alcune parole straniere con altre in italiano, e questo, puntualmente, ha generato sorrisi e battute scherzose. Con ago e filo in mano, abbiamo cucito legami e alcuni sono diventati rapporti significativi e duraturi; il laboratorio ha dato casa ad una piccola comunità.

A me piace definirla una grande famiglia, dove ognuno è “utile” all’altro. Durante le ore di laboratorio ricevevo, dai corsisti, richieste per realizzare pezzi unici da regalare ai propri cari, o ad una persona speciale. Una corsista italiana ha cucito una maglietta per la recita scolastica di suo figlio, decorandola con luci di Natale per renderla originale e festosa. Una giovane mamma pakistana ha realizzato un astuccio per la scuola personalizzato, ricamando il nome della propria bambina e il suo fiore preferito su una delle superfici, per regalarle una creazione unica e speciale. Una delle mie corsiste più giovani ha desiderato realizzare insieme un abito premaman per sua sorella, incinta di 7 mesi, un gesto pieno d’amore! Ogni volta che completiamo un pezzo, è sempre un’emozione condivisa, un momento di vera gioia e soddisfazione.

La testimonianza di Viviana Gernone spiega il significato, anche politico, dei laboratori come questo. I percorsi pre professionalizzanti nei contesti laboratoriali rappresentano un’opportunità unica per coniugare l’attività formativa con l’esperienza dello “scambio”, anche interculturale; chiave di volta per il successo dei laboratori pre professionalizzanti, e nello specifico quello di sartoria, è il contesto “semi strutturato”: giorni e orari definiti, ma con la libertà di proporre temi sempre diversi, intorno ai quali realizzare creazioni uniche; un tema interessante è stato quello della “casa”, quella che lasciamo, quella che scegliamo, o che incrociamo nel tragitto; casa, terra, tradizioni, cibo, sono tutti contributi al centro delle creazioni dei corsisti (cuscini, piccole rappresentazioni e oggetti in tessuto). Mentre si impara l’arte del cucito a mano e del ricamo, l’utilizzo di macchine professionali, si crea un’opportunità, quella di immaginare l’arte sartoriale anche come un lavoro, portando avanti l’idea, concretizzandola con il supporto degli operatori, e individuare così tirocini formativi, borse lavoro e future assunzioni.

Alla sartoria sociale, possono accedere tutti, gratuitamente, sottoscrivendo un modulo di iscrizione e l’impegno a concludere il percorso; si tratta di cicli di tre mesi, durante i quali si potranno acquisire conoscenze di base, per l’utilizzo delle macchine preposte e per il cucito a mano. Nel corso del tempo abbiamo sperimentato come il laboratorio di sartoria, nelle sue diverse declinazioni, ha rappresentato un luogo di formazione su più livelli: stimola il lavoro individuale, nel fissare e raggiungere un obiettivo finale visibile, concreto, l’autodisciplina e la concentrazione, parimenti insegna il lavoro di squadra, l’utilizzo comune degli strumenti, il rispetto per gli spazi; stimola il confronto e incoraggia un approccio alle relazioni costruttivo; la sartoria sociale rappresenta una forma riscatto, per le persone che si sono sentite un po’ senza “né arte né parte”, tutte con vissuti diversi, migranti, donne sole, persone senza dimora, ex detenute, tutte pronte a dimostrare a se stesse che con un obiettivo e il giusto supporto, possono sentire e agire il giusto cambiamento, per arricchire la propria vita e un po’, anche quella degli altri.

Tutte le foto sono state scattate nel corso delle attività laboratoriali dalla maestra d’arte Viviana Gernone.

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