L’idea dello sportello di ascolto psicologico in ambito scolastico l’ho sempre vista come un modo per concepire la psicologia in maniera aperta, dinamica, presente nei luoghi a tutti noi più familiari. Non è chiuso tra le mura di una stanza di ufficio ma tra le persone, in un posto che si frequenta quotidianamente. Personalmente, l’ho sempre visto come uno dei modi con cui abbattere sempre di più lo stereotipo dello psicologo-strizzacervelli e il tabù nei confronti di questa figura, tuttora in parte vigente nel nostro paese.
Il colloquio che si tiene all’interno dello sportello d’ascolto psicologico consiste in un intervento breve che aiuti lo studente ad individuare i problemi e le possibili soluzioni oltre che, se la situazione lo richiede e/o lo stesso ragazzo ne palesi la necessità, a fornirgli i giusti riferimenti al fine di iniziare un percorso strutturato di presa in carico presso il servizio più adeguato. Non si configura, pertanto, come un percorso psicoterapeutico, ma come uno spazio di ascolto in cui gli studenti vengono accolti per due/tre incontri, durante i quali si cerca di individuare le loro risorse inespresse, di focalizzare le soluzioni attuabili nei confronti delle problematiche di vita riportate e di individuare le principali strategie utili a fronteggiare e superare i momenti di sofferenza. Tale spazio d’ascolto mi è sembrato essere stato ben accolto dagli studenti da me incontrati: ci si sono, di fatti, rivolti con poca reticenza, forse perché, appunto, collocato in un luogo ai ragazzi familiare o forse anche perché attivato in un momento di estremo bisogno. In ogni caso, mi ha fatto ben sperare che quel tabù sopracitato, si stia pian piano superando.
Gli effetti della pandemia da Covid-19 sugli adolescenti
Le problematiche più frequentemente incontrate nel contesto di sportello di ascolto psicologico scolastico sono legate alla crescita, alla dispersione scolastica, al bullismo e all’adolescenza; la mia esperienza professionale si è, tuttavia, avvicinata a questo mondo in concomitanza con il rientro a scuola post pandemia da Covid-19. Tale momento storico così delicato e particolare, ha fatto sì che mi scontrassi non solo con le consuete problematicità incontrate in questo settore, ma con ragazzi demotivati, apatici, con capacità di apprendere in calo e mancanza di interesse per le relazioni umane. La pandemia Covid-19 ha infatti acutizzato molte delle fragilità e delle debolezze preesistenti nel contesto scolastico e non solo, esponendo i giovani a un forte stress e privandoli dei punti di riferimento e delle abitudini quotidiane fondamentali. La scuola in particolare è stata una delle prime istituzioni a dover adottare strategie di prevenzione, sospendendo prontamente le attività didattiche in presenza e adottando quelle a distanza, stravolgendo quindi le modalità di apprendimento a cui i ragazzi erano abituati, oltre che i canonici percorsi di crescita.
I ragazzi da me incontrati erano di fatti spenti, venivano da mesi in cui le emozioni preponderanti erano state quelle della paura, dell’angoscia, della rabbia; mesi in cui non si riusciva a intravedere una fine e ci si chiedeva quando e se sarebbe arrivata, in cui qualcuno di loro aveva anche perso un parente e non era riuscito a salutarlo. Ricordo ancora oggi i loro sguardi persi nel vuoto, stanchi e talvolta inespressivi.
In tale contesto, mi è arrivato forte e chiaro il bisogno di parlare provato dai ragazzi: di solito, una consulenza che avviene all’interno delle mura scolastiche, non ha la stessa durata che invece può avere in altri luoghi creati ad hoc per una presa in carico di tipo psicologico; a scuola, causa il tempo a disposizione che si deve confrontare con più richieste pervenute, oltre che con l’oggettiva necessità di far rientro in classe ad un orario prestabilito al fine di non perdere le lezioni in essere, si tende ad avere tempi prefissati più brevi ma, il loro essere un fiume in piena, ha fatto sì che talvolta si facesse davvero difficoltà a non superarli. Questo dato, tra gli altri, fa capire quanto ci sia tra i giovani un bisogno di ascolto e sostegno, incrementato probabilmente dalla pandemia.
Durante questo fiume di parole, molte sono le cose ascoltate che non dimenticherò mai; tra queste, nel momento in cui ho tenuto lo sportello di ascolto psicologico nel contesto di scuola media inferiore, il fatto che più studenti mi abbiano fatto notare come tra di loro non si fossero praticamente conosciuti, avendo trascorso metà del primo e metà del secondo anno scolastico in didattica a distanza; considerato il fatto che tale ciclo di studi duri tre anni, con quasi la metà di questi già trascorsa, in alcuni di loro ho intravisto anche l’essere poco incentivati nell’investire nei legami che potrebbero crearsi in classe. Involontariamente, ho pensato a come sono stati vissuti da me e dai miei coetanei quegli anni così importanti, caratterizzati da tante esperienze significative, provando profondo rammarico nell’ascoltare queste esperienze. Da queste è di fatti emerso il loro essere privi di punti di riferimento in uno di quei luoghi che più dovrebbe favorire la creazione di quei legami che, tra i banchi di scuola, tra una lezione e l’altra, spesso trovano delle fondamenta che accompagnano per tutto il corso della vita.
Come era facilmente prevedibile, alla domanda inerente lo svolgersi della loro quotidianità, ho spesso sentito parlare di infinite partite alla play-station, di ore passate al pc o sui social.
Comunicazione e bisogno di essere ascoltati: il ruolo dell’ascolto psicologico
Ciò che mi è arrivato, è stata quindi tanta solitudine e poco equilibrio nel bilanciare impegno scolastico/hobby/rapporti interpersonali; di fatti, si era fatto meno sport, meno attività, meno compiti, meno amicizie, ci si era innamorati di meno come anche ci si era scontrati di meno.
Ed ecco che gli studenti hanno trovato in uno spazio d’ascolto a loro dedicato, il momento in cui lasciarsi andare, non avendolo potuto fare per tanto tempo nelle situazioni di vita quotidiana a cui erano abituati.
D’altronde, il bisogno insito dell’essere umano connesso alla comunicazione interpersonale non può e non deve scomparire; forse, in questo momento storico, aspettava solo uno spazio creato appositamente per essere riaccolto.
Per quanto il passato non si possa cambiare, è importante lavorare sulle lacune create dallo stesso, incoraggiando, in questo caso come non mai, la comunicazione che per forza di cose è mancata. Favorire la presenza di uno spazio di ascolto psicologico scolastico, è risultato e continua a risultare un modo per dar voce a quel senso di solitudine presente nella maggioranza dei ragazzi da me incontrati, ragazzi impegnati pian piano a ritrovare stimoli che li facessero mettere in gioco, credendo nuovamente in un futuro che per qualche tempo è sembrato essere incerto, ma che ora bisogna riuscire a riguardare con ottimismo e come ricco di opportunità.