24 Novembre 2024

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Fuori dalla Tratta è una possibilità

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Al giorno d’oggi, la Tratta degli esseri Umani continua ad essere un tema particolarmente caldo e le statistiche parlano di numeri in crescita.

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L’Unità di Strada “Care for People” nonché servizio itinerante, conduce un’attività di monitoraggio e intervento proprio nei luoghi ove è consuetudine riscontrare la presenza di donne e/o persone transessuali in prostituzione. In particolare, le periferie urbane e il Lungomare a Sud della città rappresentano le zone maggiormente frequentate, perlopiù da ragazze tra i venti e trent’anni, provenienti dall’Europa dell’Est, soprattutto dalla Romania, o dal continente Africano, per la maggior parte dalla Nigeria.

Come posso aiutare?

Domanda d’esordio tipicamente pronunciata dal direttore sanitario Max Goodwin interpretato dall’attore Ryan Eggold, divenuta il motto di una nota serie televisiva statunitense “New Amsterdam”; credo che questa sia anche un po’ la presentazione di noi operatori/operatrici sociali.

Come quando durante la serata e nelle giornate dedicate all’antitratta, percorriamo le strade a bordo del camper, sostiamo nelle vicinanze dei fuochi che le donne sono solite accendere, ci avviciniamo e le ascoltiamo: l’ascolto è il punto di partenza in qualsivoglia relazione. Cerchiamo in primis di costruire un setting confortevole e tra un bicchiere di tè e l’altro, ci raccontiamo: “in punta di piedi” e con estrema discrezione spieghiamo loro chi siamo, provando, attraverso un lavoro costante di counseling ad instaurare un rapporto di fiducia.

In linea di massima, le giovanissime donne di origini rumene, dichiarano di lavorare in strada per scelta, con l’obiettivo di racimolare una cospicua quantità di denaro e successivamente, rientrare presso il proprio Paese natio; nella maggior parte dei casi, sono state sposate e sono attualmente separate, hanno figli e questi ultimi sarebbero accuditi dai nonni. Talvolta, “l’amore è il carnefice stesso”, alcune ragazze sarebbero costrette dal rispettivo coniuge a vendere il proprio corpo e provvedere in tal modo ai bisogni della famiglia.

I vissuti riportati in fase di colloquio sono molteplici e spesso hanno una matrice comune: la negazione. Si incontra una forte reticenza nel momento in cui il focus del dialogo si sposta sull’eventuale sfruttamento sessuale. Molte, riferiscono di non avere nessuna “madame o protettore” alle spalle, altre, con uno sguardo sfuggente evitano di affrontare l’argomento. Invece, altre ancora lamentano la propria condizione e richiedono sostegno manifestando una concreta motivazione verso il cambiamento: “Ciao, vivo in Italia da diversi anni, ho avuto una figlia da un uomo italiano ma la relazione è finita da tempo. I bimbi sono la mia passione e vorrei lavorare come baby sitter, è possibile? Delle volte un’amica connazionale mi è d’aiuto ma non voglio più stare in strada. Non voglio che mia figlia sappia cosa faccio per garantirgli una vita decorosa”. Dinanzi a questo e grazie al lavoro di rete, è possibile dare un seguito alle richieste d’aiuto. Diversi sono gli enti del Terzo Settore che operano in tal senso ed inoltre, nel 2022 a Bari nasceva la Drop House “Amaranta”, ovvero uno spazio di emersione, ascolto, inclusione ed integrazione socio – lavorativa delle donne vittime di tratta.

Alcune ragazze, tramite il supporto costante delle unità mobili, hanno deciso di intraprendere il suddetto percorso, fatto di alti e bassi. Tuttavia, è meraviglioso toccare con mano la gioia di queste donne; ridare dignità credo restituisca al contempo una luce particolare negli occhi, quello sbrilluccichio tipico di una persona che si è riscoperta tale.

Per conoscere il funzionamento del sistema italiano anti tratta, leggi il nostro approfondimento sul tema.

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